Ventiquattro mesi. Ventiquattro mesi di sperimentazione, ricerca e dedizione. Ventiquattro mesi di cura dei preziosissimi campi di grano (tra l’Alta Murgia fino all’Alto Tavoliere) . Ventiquattro mesi di collaborazione tra due mondi apparentemente opposti. Ventiquattro mesi per un progetto di nome “Iperdurum” che ha coinvolto ed emozionato diversi protagonisti. Il racconto di questi due anni molto intensi, tra difficoltà e obiettivi pienamente raggiunti, lo hanno fatto tutti i partner del progetto che si sono riuniti per l’ultima volta sabato 25 Marzo a “L’isola dei sapori” di Cagnano Varano (FG).
Come abbiamo più volte scritto, il progetto sperimentale “Iperdurum”, finanziato dalla regione Puglia come misura di “Sostegno a progetti pilota e allo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie”, è nato con l’obiettivo di sviluppare una innovazione varietale tra i grani duri già coltivati in Puglia e una sperimentazione di nuovi metodi di coltivazione di questo frumento molto antico. Durante la conferenza finale, Agata Gadaleta, responsabile tecnico scientifico del progetto e docente di Genetica vegetale del Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti all’Università “Aldo Moro” ha spiegato brevemente l’intero percorso di ricerca. “Questo progetto è stato un bellissimo esempio di cooperazione tra pubblico e privato – ha esordito soddisfatta – certamente un progetto complesso, perché si è svolto su più livelli. Il primo: una sperimentazione fatta presso l’Università per la richiesta di innovazione varietale da parte degli agricoltori. In parole semplici, l’esigenza di nuove varietà che si adattassero alla coltivazione nei nostri ambienti e, soprattutto, ai cambiamenti climatici. Così, insieme con il mio gruppo di ricercatori – sono precisamente miglioratori genetici – ho avuto la possibilità di valutare una serie di nuovi genotipi da noi costituiti e tra questi abbiamo identificato quelli potenziali per la nascita di nuove varietà con le migliori capacità di adattamento e di resilienza. Ormai andiamo incontro ad un clima sempre più siccitoso, quindi sono resistenti alla carenza dell’acqua e alle malattie, in particolare alla fusariosi. Il secondo: la proposta alle aziende agricole di coltivare le varietà da noi scelte con il nostro supporto, perché era necessario seguire un protocollo agronomico per ridurre gli input energetici e ottenere un buon prodotto finale ad alta resa e con un’elevata qualità nutrizionale. Un obiettivo che abbiamo raggiunto proprio grazie alla collaborazione e alla precisione degli agricoltori. Il terzo livello di questa ricerca è stato quello della tracciabilità e qui lascio la parola al prof. Vito Gallo”.
Vito Gallo, professore ordinario di Chimica presso il Politecnico di Bari e referente scientifico di Innovative Solutions s.r.l (spin off del Politecnico barese), ha esordito dicendo che l’innovazione si realizza quando esce dai laboratori e rivela la sua efficacia nel campo specifico di applicazione. “Per questo motivo – dice – mi sento di ringraziare in modo particolare gli agricoltori, perché hanno condotto diligentemente questa sperimentazione e ci hanno fornito e restituito un prodotto conforme alle nostre aspettative. Non è così comune”. Cosa ha introdotto Innovative Solutions in questo progetto? Due ingredienti. “Il primo si chiama risonanza magnetica – spiega Vito Gallo – l’altro, intelligenza artificiale. Con questi due ingredienti noi siamo stati in grado di riconoscere non solo le varietà utilizzate nel progetto attraverso l’analisi del seme ma anche le pratiche agronomiche utilizzate. Quindi se si tratta di una pratica biologica, per esempio, può essere riconosciuta e valorizzata. Entrambi consentono, inoltre, il riconoscimento dell’area geografica e quindi è possibile “premiare” e valorizzare un territorio. Oltre al prodotto e al processo produttivo, certo”. Proprio come è successo per i prodotti derivati dalle semole dei grani Iperdurum. Cioè, attraverso l’analisi di Innovative Solutions “siamo in grado – continua il professore – di arrivare dalla pasta seme e viceversa.
Hanno partecipato al dibattito il prof. John Chen, creatore del brevetto DietGlut©,Francesco Vendola per “Vueffe Consulting” (la società che ha svolto una sorta di inchiesta su tutto il territorio pugliese attraverso workshop tematici dai quali sono emersi i fabbisogni delle aziende agricole e di quelle di trasformazione), Simona Molle dell’associazione “Flavor Cultura di Gusto”, Domenico Prencipe per il pastificio Casa Prencipe, Angela Siena per la cooperativa “La Piramide” (capofila del progetto), Luigi Picerno, ex direttore del consorzio altamurano “Pane DOP”, titolare del panificio “Biscò”. Guido Cosmai, presidente della CIA Puglia (partner del progetto) ha riassunto in maniera efficace: “Sono molto felice per l’obiettivo raggiunto, cioè quello di aprire le porte delle nostre aziende al mondo della ricerca. È un’opportunità per migliorare la nostra formazione e per comprendere come la ricerca si riveli sempre il migliore alleato perché ci rende più efficienti e più competitivi”.