Saragolla, Antalis, Maciste, Iris, Marco Aurelio. Sembrano i nomi dei personaggi di un poema epico o di impavidi condottieri dell’età Antica. Non è proprio così, si tratta in ogni caso di valorosi protagonisti con una grande storia alle spalle. Sono i nomi dei grani duri coltivati in Puglia e, precisamente, sono le varietà frumentarie al centro del progetto Iperdurum.
Cinque ettari di spighe dorate coltivati in contrada Maitine (Alberona) sotto la costante osservazione degli agricoltori e della ricercatrice Agata Gadaleta, docente presso il dipartimento di Scienze agro-ambientali e territoriali dell’università di Bari, e interamente dedicati alla sperimentazione di questo progetto che raccoglie studiosi, agricoltori e aziende di filiera intorno a un obiettivo comune: ottenere un grano con maggiori proprietà organolettiche attraverso una concimazione differente rispetto a quella tradizionale. In poche parole, un grano più resistente e con una resa maggiore.
Angela Siena, presidente della cooperativa La Piramide (uno dei partner del progetto Iperdurum) ha raccontato che i primi risultati sono già stati riscontrati lo scorso anno e anche per quest’anno le cose sembrano mettersi al meglio. “Abbiamo ottenuto – dice – un grano con proprietà organolettiche molto alte ciò significa che i derivati saranno prodotti iperproteici; quindi, basterà mangiare 40 grammi di pasta, per esempio, anziché 70/80 per fare lo stesso pieno energetico”. E aggiunge: “Il progetto Iperdurum riporterebbe la Puglia agli antichi fasti; anche se rimane la prima regione italiana nella coltivazione e nella produzione di grano duro con questo progetto potrebbe porsi all’avanguardia della coltivazione di frumento in Italia e in Europa”.