Oltre le DOP, la nuova frontiera tecnologica delle certificazioni

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Nell’ultimo decennio abbiamo sentito parlare sempre più spesso di certificazione nel settore agroalimentare. La certificazione è uno strumento che risponde a un bisogno ben preciso, prima dei consumatori, e poi anche dei produttori e cioè il bisogno di sentirsi al sicuro.
La richiesta di una maggiore sicurezza è cresciuta anche in seguito a una serie di contaminazioni alimentari (tra le più recenti, il morbo della mucca pazza e l’influenza aviaria) e ambientali come la diossina, i coloranti nelle confezioni di tetrapak, le tossine nei cereali e nei loro derivati o la presenza di melanina nei prodotti lattiero-caseari. Questi scandali hanno causato, oltre a un grande allarme e a un vero e proprio blocco degli acquisti, un atteggiamento di totale sfiducia nei confronti del sistema produttivo e, soprattutto, dei sistemi di controllo. Allo stesso tempo, hanno imposto la ricerca di soluzioni alla necessità di sicurezza. Una di queste è la certificazione di prodotti, servizi e processi compiuta da enti privati o pubblici.
In un’intervista pubblicata nel libro “Il romanzo del pane” di Nicola Caggiano (ed. Gelsorosso), il professore Corrado Barberis (ex presidente dell’Istituto Nazionale di Sociologia Rurale) spiega come il bisogno di sentirsi sicuri sia all’origine dei cosiddetti “prodotti tipici” e quindi di tutte le denominazioni territoriali. Ed è ancora più interessante la previsione del professore che qui vi proponiamo.

Molto è nel bisogno che ha la gente di sentirsi sicura e di avere un punto di riferimento cui fare capo. Oggi, agli occhi del consumatore medio la DOP costituisce per il cibo la stessa garanzia che un tempo veniva offerta al consumatore di “cibo spirituale”, attraverso il bollo del Sant’Uffizio. Avevo passione per le ricerche teologiche e l’imprimatur del Sant’Uffizio, apposto su un libro, garantiva che non contenesse teorie ereticali e che si potesse leggere in santa pace. Allo stesso modo, la DOP viene incontro a un popolo che ha ancora necessità di “nulla osta”, perché non è sufficientemente educato. Oggi i libri all’indice sono una ridicolaggine e domani non ci sarà più bisogno nemmeno della DOP, quando il consumatore sarà così evoluto da pretendere non già il minimo livello di uniformità assicurato dalla DOP, ma la qualità e la genuinità garantite in prima persona dal produttore, che mette in gioco il suo nome e il suo marchio. Credo che domani le DOP saranno sostituite dai marchi di fabbrica che diventeranno il vero richiamo del consumatore.

Questa tendenza è la medesima in tutti i Paesi d’Europa, tanto che la Commissione europea ha ritenuto di compilare una lista delle certificazioni riconosciute. Sono ben 424 e hanno valore sia all’interno della UE, sia a livello internazionale. Di queste, 52 sono dell’Italia, che è seconda soltanto alla Germania. Questo quadro suggerisce che in un futuro alquanto prossimo la previsione del professor Barberis si avvererà. E avremo, oltre al superamento delle denominazioni territoriali, anche un modo nuovo di certificare la qualità. Innovative Solutions è già a buon punto.

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