Progetti italiani di fitorimediazione: la rivista web “Canapaindustriale.it” pubblica un approfondimento su BIO.SP.HE.RE.

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In un articolo pubblicato lo scorso 26 febbraio, il magazine web Canapaindustriale.it – dedicato all’informazione relativa alle mille opportunità di impiego industriale e artigianale della pianta di canapa – dedica ampio spazio al tema della fitorimediazione.

Nello specifico, il pezzo a firma di Martina Sgorlon dal titolo “Canapa per ripulire i terreni dai metalli pesanti: al via due progetti di fitorimediazione italiani” descrive due progetti tutti italiani dedicati all’ambito del fitorisanamento: il “nostro” progetto BIO.SP.HE.RE. e il progetto GREEN.

Questa la sezione dedicata a BIO SP.HE.RE. che contiene anche le parole del prof. Vito Gallo.

 

ESTRATTO DALL’ARTICOLO DI CANAPAINDUSTRIALE.IT

 

Il progetto BIO SP.HE.RE (Bio Integrated Spirulina and HEmp REmediation) è stato cofinanziato dalla Regione Puglia e realizzato da ApuliaKundi, start up pugliese specializzata nella ricerca e produzione nell’ambito delle microalghe, in collaborazione con Innovative Solutions, spin off del Politecnico di Bari, ed Enjoy Farm, cooperativa nata per promuovere la diffusione della Green Economy.

Durato in totale 22 mesi, il progetto è nato con uno scopo ben preciso: verificare e validare scientificamente l’utilizzo integrato in agricoltura di un mix di microalghe e di Cannabis Sativa L. per potenziare le capacità fitodepurative delle due piante in acque e terreni inquinati da metalli pesanti. Dalle analisi di laboratorio eseguite a fine ciclo è emerso che il mix algale da una parte ha agevolato la crescita della canapa in substrati inquinati, velocizzando così il processo di fitorimediazione, dall’altra ha favorito direttamente l’assorbimento di sostanze come cadmio, nichel e zinco.

In un’ottica di economia circolare e Green Economy e alla luce di ciò che è emerso dalle ricerche, però, il ciclo della canapa potrebbe non terminare con il processo di fitorimediazione e la biomassa prodotta potrebbe essere riutilizzata, come ipotizza il professor Vito Gallo, Professore di Chimica presso il Politecnico di Bari e coordinatore del progetto BIO SP.HE.RE..

“Dal mio punto di vista, gli utilizzi che si potrebbero prevedere per la canapa allevata in un contesto fitodepurativo sono principalmente due. In primo luogo, considerando i livelli di concentrazione dei metalli piuttosto contenuti riscontrati nella biomassa dopo il processo fitodepurativo, si potrebbe immaginare l’utilizzo di questa canapa nella bioedilizia. In altre parole, la canapa consente una sorta di diluizione dei metalli nella biomassa e questo permette di maneggiare materiale che, in linea di principio, presenta rischi molto limitati o addirittura nulli per la salute. È importante, però, che le istituzioni e il mondo scientifico discutano di questo argomento in maniera approfondita e definiscano i livelli di concentrazione accettabili”, spiega il professor Gallo. “Una seconda applicazione potrebbe essere quella in ambito energetico, dove si potrebbe utilizzare la biomassa per produrre energia. Se pensiamo al recupero energetico mediante combustione, si andrebbe prima a coltivare la canapa per rimuovere i metalli pesanti dai terreni inquinati e poi si utilizzerebbe la stessa biomassa in opportuni impianti per la produzione di energia e per raccogliere in condizioni controllate le ceneri arricchite di questi metalli. In questo modo, gli stessi metalli potrebbero essere avviati a un nuovo ciclo di vita”.

Potete leggere l’intero articolo a questo link:

Canapa per ripulire i terreni dai metalli pesanti: al via due progetti di fitorimediazione italiani – Canapa Industriale

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